L’ITCS Filippo Pacini propone anche quest’anno ai suoi studenti una serie di appuntamenti con scrittori, ricercatori e studiosi, occasioni di arricchimento e condivisione finalizzate non solo ad approfondire tematiche importanti per l’indirizzo culturale degli allievi ma anche a motivare la curiosità e gli interessi degli studenti.
La scuola ha quindi aperto le porte mercoledì 27 Novembre a Marco Betti, storico dell’arte presso la Direzione Regionale Musei della Toscana, per una conferenza dal titolo: Uno sguardo illuminante: Anna Maria de’ Medici e il patto di famiglia. In un’aula magna gremita, alla presenza delle classi V A, V C, V D dell’indirizzo Linguistico e V A e V B del Turistico, accompagnate dai docenti Cristina Nardi, Luca Casarano e Maura Benelli, lo studioso ha ricostruito l’ambiente culturale e artistico di Firenze tra Seicento e Settecento nonché gli anni del declino e infine dell’estinzione del ramo granducale per permettere agli ascoltatori di contestualizzare un documento estremamente moderno e lungimirante come il Patto di famiglia del 1737, ultimo generoso atto di mecenatismo dei Medici verso Firenze. Attraverso il terzo articolo di questo documento, infatti, Anna Maria Luisa Medici vincola l’immenso patrimonio artistico di cui era erede alla sua città e al suo territorio, vista anche l’esperienza di grandi signorie del tempo, come Urbino o Parma, spogliate delle loro ricchezze nel passaggio ad altre case regnanti. Marco Betti fa riflettere la platea sull’importanza storica di questo testo in cui si stabilisce che l’opera d’arte è “ornamento dello Stato”, serve per “utilità del pubblico” e per “attirare la curiosità dei forestieri” e in cui, dunque, si presagisce il potenziale economico del patrimonio artistico. L’intuizione di Anna Maria de’ Medici nasce dalla comprensione di quanto l’opera d’arte, vista all’interno dell’ambiente nel quale è stata prodotta, abbia un impatto culturale superiore rispetto alla visione di un capolavoro decontestualizzato dal suo territorio. Si delinea così una figura femminile significativa, seppur non adeguatamente valorizzata, che ha saputo essere una pioniera nella storia del collezionismo favorendo la nascita, come altri aristocratici e ecclesiastici, elargitori di importanti donazioni di opere d’arte, dei musei pubblici. Non è mancata una riflessione sull’arte contemporanea, sui nuovi canoni del Bello, così mutati nei secoli, e sulla gestione museale moderna che deve tener conto delle mutate esigenze dei visitatori.
L’incontro è stato estremamente stimolate per gli studenti e per i docenti presenti perché ha permesso l’approfondimento di un tema storico artistico di grande interesse consentendo anche ai ragazzi di confrontarsi con ambiti lavorativi inediti, come quello della direzione museale. Riflettere inoltre sull’importanza dei musei statali in cui è consentito a tutti di fruire dell’opera d’arte, ha permesso agli studenti di pensare al valore della partecipazione attiva e consapevole alla tutela del patrimonio artistico italiano e europeo.
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